2018 03 02. Le Concessioni del Suono – Sherwood
Il tempo si ferma mentre le cuffie iniziano un racconto che sa smuovere le corde più intime. Si ferma lo scorrere dei minuti mentre guardi le immagini che accompagnano quelle storie: una vecchia che si appoggia al proprio bastone mentre sale una collina ricoperta di neve, uno scrivano che intinge i propri pensieri nell’inchiostro proibito, il sonno profondo che libera, il sogno fantastico che alberga sotto la nostra apparente realtà. Disegni contenuti nella splendida confezione di un cd da collezione, immagini firmate da un illustratore che non ha bisogno di presentazioni. Igort è un nome che da anni fa parte del mondo del fumetto, della scrittura, della musica, della radio. Igor Tuveri, questo il suo vero nome, da tempo coltiva un’amicizia profonda con Stefano Guzzetti a cui ha regalato i disegni contenuti in questo lavoro formato da tredici immagini sonore, tredici schizzi di ricordi che a loro volta sanno generarne altri in chi li ascolta. Un viaggio nella terra del Sol Levante ispirato dalla visione dell’omonima graphic novel disegnata da Igort stesso. Ad accompagnare Guzzetti nell’intimo viaggio, il suo ensamble composto da violino, viola e violoncello che rispetta la lievità e l’eleganza della composizione riuscendo a creare un’unica magica narrazione intessuta di calore e dolce perdersi dentro l’essenza stessa della melodia.
“Quanta forza può avere, in realtà, un cuore che si è smarrito” [La fine del mondo e il paese delle meraviglie – Haruki Murakami] (qui l’articolo originale)
2018 02 18. Indie Rock Mag
Après le plus lo-fi mais très beau Alone (night music for piano solo) dont il reprend certains titres en version plus orchestrée sur le récent (encore) Ensemble, le pianiste italien s’entourait d’un trio de cordes sur cette mise en musique du roman graphique du même nom du bédéaste italien Igort (“Les Cahiers japonais – Un voyage dans l’empire des signes” en français), dessiné durant un voyage au Pays du Soleil Levant. Dès A New Day et plus tard sur le syncopé The Long Journey et le fantastique Calm, la gravité des crins cohabite avec l’innocence des field recordings et la mélancolie plus cristalline des claviers sur fond de pulsations basses très cinématographiques, et si le piano lui-même se fait parfois plus dramatique (Vanished) entre deux rêveries véhiculant cette tragique concience de l’éphémère et de l’impermanence typiquement japonaise (Ni, San, Clouds) et des passages plus dynamiques que l’on jurerait composés pour le grand écran (cf. la tension rythmique et le spleen douloureux de Temper et Flock), ce sont avant tout le violoncelle et les violons qui véhiculent la dimension plus sombre (Downfall, Shi) d’un disque aux humeurs changeantes qui demande finalement plus de temps que le sommet Leaf pour être dompté. (original article here)
Music Won’t Save You / Rockerilla (Dicembre 2017)
Il legame con il Giappone è molto più di una suggestione estetica per Stefano Guzzetti, che in quel paese ha di recente effettuato una serie di esibizioni. Grazia esecutiva e fragile minimalismo accomunano alle arti giapponesi il tocco del pianista e compositore sardo, che ha trovato simile consonanza in un conterraneo che utilizza altri strumenti espressivi, ovvero il disegnatore Igort. Così è nato “Japanese Notebooks”, interpretazione sonora di una graphic novel dallo stesso titolo, presentata in un’edizione limitata riccamente corredata da immagini, che integrano alla perfezione una sequenza di emozionali pièce cameristiche. (Raffaello Russo) (leggi qua l’articolo originale)
So What. 23 Novembre 2017
Impressioni d’oriente dipinte con tocco semplice e delicatamente intenso. Trae ispirazione dall’incontro con Igor Tuveri, apprezzato fumettista noto con lo pseudonimo Igort, e in particolare dal suo “Quaderni giapponesi” il nuovo viaggio musicale di Stefano Guzzetti, che dopo il solitario pianismo di “Alone” torna ad una dimensione corale esplorata più volte e in modi differenti dopo in seguito all’archiviazione del suo progetto elettronico Waves On Canvas. Attraverso le sue composizioni il musicista sardo ripercorre l’intimo stupore derivante dalla scoperta di un mondo da sempre fonte di sognante fascino tradotto in emozionali narrazioni di impronta cameristica, che vedono intrecciarsi eleganti dialoghi di piano e archi con minimali modulazioni sintetiche ed evocativi innesti ambientali. A partire dalle soffuse movenze di “A New Day (Tokyo)” si sviluppa un succedersi vibrante di placide visioni, che evocando una lunga serie di figure di spicco dell’universo orientale, conducono attraverso sinuosi scorci che aleggiano evanescenti (“ichi (Kumo)”, “shi (Tōku)”), vibranti fughe di torrenziali fraseggi pianistici su cui si adagiano le enfatiche tessiture degli archi (“Temper (Yukio Mishima)”, “Flock (Abe Sada)”) e cinematiche sequenze cariche di struggimento (“Downfall (Junichiro Tanizaki)”, “shi (Tōku)”) o di romantico lirismo (“ni (Matsu)”, “Calm (Midori no yume)”). Un omaggio sincero e fortemente sentito che si conclude con un richiamo alla cristallina bellezza della semplicità riproposta attraverso l’emozionante canto a tre voci di “Thirteen petals (Kiku)” affidato al violino di Simone Soro, alla viola di Giulia Dessy e al violoncello di Gianluca Pischedda. (Peppe Trotta) (leggi qua l’articolo originale)